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I consolidamenti degli alberi o cablaggi sono interventi che permettono di evitare la rottura o caduta di rami o porzioni della chioma e hanno l’obiettivo di migliorare la stabilità dell’albero e la sua conservazione.
Comunemente, quando si parla di cura degli alberi in ambiente urbano, si pensa solo alla potatura.
La potatura degli alberi ornamentali è una delle principali operazioni di gestione degli alberi, ma non é l’unica.

Per la chioma esistono tecniche alternative, come i consolidamenti.
Se un albero presenta branche molto sviluppate che potrebbero rappresentare una fonte di rischio in caso di cedimento, è possibile “consolidare” o “ancorare” le parti interessate, ovvero applicare dei cavi che non consentono il cedimento della branca, o che comunque impediscono, in caso di rottura, di generare danni alle persone ed ai manufatti presenti nell’area.
L’ancoraggio della chioma ha diversi scopi: il principale é quello di evitare la rottura di branche dell’albero e in secondo luogo di controllare l’eventuale caduta di parti della chioma evitando danni a persone, cose o strutture sottostanti.
[ Guarda il video realizzato in collaborazione con Husqvarba nel progetto “Pillole di Arboricoltura”.]
Altri scopi dei consolidamenti degli alberi sono la protezione di ramificazioni o biforcazioni deboli, protezione di rami ad “L” e la protezione di chioma asimmetrica, ecc.
I consolidamenti vanno progettati in seguito ad un’attenta valutazione visiva dell’intera pianta con la metodologia VTA (Visual Tree Assesment), che permette di definire se sia meglio eseguire degli interventi di potatura, consolidamento oppure entrambi.
Se l’analisi VTA riscontra una delle seguenti situazioni si può prevedere l’impiego dei consolidamenti:
- branche impostate su biforcazioni deboli con corteccia inclusa o con punto di inserzione debole;
- branche con difetti (cavità, ferite) che ne indeboliscono la struttura;
- branche sviluppate orizzontalmente ed esposte a sollecitazioni;
- presenza di rami ad “L” (trave della sventura);
- ridotta stabilità radicale della pianta, che si può aumentare tramite l’uso di ancoraggi a terra, su manufatti o su altre piante.
Gli ancoraggi vanno realizzati a regola d’arte utilizzando dei cavi appositamente prodotti per questo scopo, scelti in base ai carichi che dovranno sostenere e all’eventuale elasticità che si vuole dare al sistema.
Quanti tipi di consolidamento esistono?
– Consolidamento dinamico
– Consolidamento statico
– Consolidamento di tenuta
E’ preferibile, nella maggior parte dei casi, consentire alle branche una certa libertà di movimento, in modo che negli anni possano continuare a svilupparsi in modo naturale, ovvero di sostenersi autonomamente, ma al contempo impedire movimenti eccessivi e pericolosi. I consolidamenti statici si usano in genere per difetti moderati alle branche.
L’aspetto più vantaggioso di questa tecnica è la possibilità di salvaguardare alberi che grandi piante di valore storico e monumentali salvandole dall’abbattimento.
Con i consolidamenti e con la potatura si gestisce la chioma dell’albero.
L’albero è però costituito anche dall’apparato radicale, che ha la funzione di ancorare l’albero e di reperire acqua ed elementi dal terreno. Spesso, anche l’apparato radicale necessita di cure particolari, soprattutto se le caratteristiche del terreno sono molto differenti rispetto a quelle che si possono definire naturali: pensiamo a suoli soggetti per lunghi periodi al compattamento, derivante ad esempio dal passaggio di veicoli o persone.

Inoltre, in molti giardini, parchi o viali alberati viene spesso a mancare l’apporto di sostanza organica, cosa che invece avviene in modo naturale nei boschi. La sostanza organica è fondamentale non solo per l’apporto di elementi e sali minerali, ma anche per mantenere le condizioni fisiche del terreno adeguate allo sviluppo delle radici.
Per questi motivi, una corretta gestione degli alberi urbani non può limitarsi alla cura della chioma. Esistono diverse tecniche, strumenti e prodotti che possono migliorare notevolmente le condizioni di vita di un albero.
In terreni eccessivamente compattati, ad esempio, è possibile intervenire con un particolare attrezzo (detto air spade) che consente, grazie ad un potente getto d’aria, di dissodare il terreno senza però causare danni alle radici (inevitabili con l’utilizzo di attrezzature meccaniche). È quindi possibile “smuovere” il terreno, rendendolo permeabile all’acqua ed all’aria, ed eventualmente eseguire un’aggiunta di nuovo substrato, in modo da migliorare le caratteristiche del terreno. Questo strumento è particolarmente indicato anche per la realizzazione, ad esempio, di opere edili in prossimità delle radici, consentendo di eseguire scavi senza però danneggiare gli alberi, che altrimenti vedrebbero compromessa non solo la loro salute nell’immediato, ma anche la stabilità negli anni a seguire.
Spesso, come accennato, i terreni urbani si rivelano eccessivamente poveri di sostanze organiche e sali minerali. Anche in questo caso è possibile intervenire, ad esempio con un palo iniettore (uno strumento che permette di irrorare il terreno in profondità), apportando concimi e prodotti specifici. Ad oggi esistono in commercio anche molti prodotti estremamente validi di origine biologica, totalmente innocui per l’uomo e l’ambiente.
Una componente essenziale dei terreni naturali che spesso è assente in ambiente urbano è l’attività di microorganismi e funghi. Questi infatti sono molto importanti per l’ecosistema. Gli alberi, nella loro lunga evoluzione, hanno imparato a convivere con questi organismi, creando addirittura delle simbiosi con alcuni di essi. E’ il caso delle micorrize, ovvero particolari funghi che, interagendo con le radici, portano notevoli vantaggi all’albero. Ad esempio, è dimostrato che una buona simbiosi tra i due può agevolare il reperimento dell’acqua da parte dell’albero, permettendo l’esplorazione di un volume di terreno notevolmente maggiore. Altri funghi, come i Trichoderma (totalmente innocui per le piante), con la loro presenza possono limitare fortemente l’azione di altri funghi agenti di carie, ossia che danneggiano (anche notevolmente) l’apparato radicale e l’albero.
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